Il merito di questo disco è quello di dare un’idea più ampia del solito del particolarissimo mondo di Dyani. Ancorati a poche e chiarissime note basse, moltitudini di arpeggi si susseguono, potenti e fantasticamente liberi come venti capricciosi. E’ una musica che si avvicina inevitabilmente a quella dell’altro South-Afrikan, Dollar Brand, di una semplicità disarmante e percorsa da venature che a volte possono persino spiazzare l’orecchio jazzistico. Oltre a suonare il contrabbasso, Dyani suona il piano e canta con una voce senza età, ed è responsabile delle composizioni e dell’arrangiamento di brani popolari. “Posso suonare jazz, ma prima di tutto suono musica nera. Abbiamo un messaggio. Louis Armstrong lo aveva, Ellington lo aveva e Gillespie lo ha. Può essere politico, sociologico, economico, può riguardare i bei momenti o quelli cattivi. È la nostra maniera di comunicare. Non si devono leggere libroni su un Paese o un popolo per sapere cosa vogliono. Ascolta la musica e saprai cosa hanno da dire”. Johnny M. Dyani
